6 novembre 2012

La palude del denaro (da un vecchio diario del 2004 ma ancora attuale)

Forse la grande palude nella quale tutti annaspiamo altro non è che uno specchio liquido di noi stessi.

Ci annaspo io come entità minima e ci annaspa il genere umano come macro-entità.

E ci annaspano tutte le entità intermedie:
famiglie, comunità, nazioni etc. etc.

Io penso che l’uomo
nasca per essere,
poi per pensare,
quindi per sentire,
di conseguenza per agire
e solo in fine eventualmente per possedere.

Credo in questa sequenza:
essere,
pensare,
sentire,
agire
(possedere)

E il possedere lo metto tra parentesi perché sta su un piano diverso, non trovo in esso i risvolti esistenziali presenti nei punti che lo precedono.

Ma siamo CAPITALISTI e viviamo a testa in giù:
quello che conta è possedere
e agiamo in maniera tale da possedere tutto quello che desideriamo
e desideriamo tanto perchè sublimiamo il nostro sentire nel desiderare oggetti esterni ai quali pensiamo con tutte le nostre energie… fino a rimanere privi della forza necessaria ad ESSERE.

Allora il danaro, strumento principe del possedere diventa una palude... ma non possiamo liberarci da essa finchè non raddrizziamo noi stessi...

Non esiste altro mezzo di affermazione per chi cammina a testa in giù...

Come possiamo addrizzarci?

E una volta dritti, come possiamo restaurare un mondo e un'economia così malati?

2 commenti:

  1. Non sono così convinto di questa sequenza.
    Che il sentire sia conseguenza di un pensare. Un sentire spesso è figlio di qualcosa di sottile, una specie d'istinto che ci fa percepire una vocazione, un desiderio, una visione del domani.. e su quello poi pensiamo e poi ancora sentiamo sul nostro pensare e questo andare e tornare cambia ciò che siamo, cambia il nostro essere.

    L'agire da cosa dovrebbe essere ispirato? Dall'istinto, dal pensare o semplicemente è qualcosa che avviene incosapevolemente, in modo quasi meccanico?

    Credo si agisca sotto tutte queste influenze. L''ideale sarebbe sentire di dover far qualcosa e poi sentirsi rafforzati dal proprio pensare. Ma un pensare proprio, non indotto dai media o dal vicino con il prato più verde.

    Ma è possibile? Io non credo. L'influenza, in tutte le forme, a tutti i livelli, è inevitabile.

    Possiamo tentare di averne coscienza.
    Ma poi ognuno di noi farà ciò che ritiene più coerente per il proprio sistema di valori.

    Possedere non è male. Ma cosa vale veramente la pena di possedere? E come questo possedere può migliorare il nostro sentire, pensare e magari quindi anche il nostro essere?

    Un furgoncino può essere un mezzo per andare da un posto all'altro. Ma può essere anche la casa mobile con la quale si gira in lungo e largo un continente.

    Non è tanto cosa possiedi, ma l'esperienza di coscienza che fai con ciò che possiedi.


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  2. l'importante è non vivere a testa in giù..... :-)

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