Era un principe poco più che bambino
biondo, minuto, sempre allegro e scanzonato.
Correva a piedi nudi, si rotolava a terra quando rideva
parlava ad alberi ed animali, sentiva tutte le voci della natura
era capace di vedere ciò che gli altri non vedono
e cantava, cantava,
cantava di gioia.
A volte poi scalava la vetta più alta
e da lassù ammirava il suo regno
e da lassù chiedeva a Dio
di insegnargli a regnare.
Non fu certo Dio a chiedergli di essere perfetto
ne mai glielo lo chiese chi viveva al suo fianco.
Eppure ora il regno è senza un re
e il principe è prigioniero
della propria imperfezione.
Agita le catene
batte la testa contro le pareti
e grida con tutte le sue forze.
Se passi di qui non puoi non sentirlo
ma non andare oltre indifferente
queste non sono poesie, sono il grido del principe
prigioniero della propria imperfezione.
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