Per un intero anno, i fenomeni naturali si sono susseguiti interagendo con il lavoro dell’uomo, con l’evoluzione dei suoi progetti e delle sue realizzazioni.
La pausa a cavallo tra fine dicembre e i primi giorni di gennaio rinnova le nostre forze e ci aiuta ad osservare quanto accaduto, a fare tesoro di eventi ed esperienze, di successi e di fallimenti. Sono giorni preziosi per la riflessione.
E’ forse il periodo nel quale ci è più facile entrare in contatto con la perenne ciclicità del tempo, vivere il mito dell’Eterno Ritorno e, con un po’ di lucidità, trarne ispirazione e saggezza.
Il manager sente in sé nuove forze e una ritrovata pulsione a fare: si rimbocca le maniche per affrontare il nuovo anno. E’ saggio incoraggiare questo impulso ma occorre riconoscere che si tratta principalmente di un cambio di corso dell’energia e che la sensazione di vitalità non corrisponde ancora ad energia disponibile all’azione. Attenzione a non farsi prendere dalla fretta, si rischierebbe di spegnere la fiamma che, se coltivata con rispetto, divamperà autonomamente tra breve.
In azienda, la pianificazione annuale indirizza tutta l’attività dell’anno, valutando rischi, opportunità, punti di forza e debolezza, agendo di conseguenza.
E’ fondamentale dedicare risorse alla manutenzione dei beni e degli strumenti per garantire la loro efficienza.
In base alle osservazioni sui periodi precedenti e alle riflessioni strategiche di fine anno, è il momento di definire obiettivi e percorsi di crescita per il personale. Una comunicazione chiara e tempestiva permetterà ad azienda e dipendenti di valorizzare al meglio questo periodo riflessivo dell’anno per impostare una relazione equilibrata ed efficace.
I nuovi progetti, le nuove idee che necessitano di fiducia per fare i primi passi, vanno protette ed alimentate ancora per un po’. Occorre un “incubatoio aziendale” che permetta di valutare meglio le potenzialità di ciascuna idea, di nutrirla per poi selezionare quelle che cresceranno.
La condivisione di questo processo, rifuggendo la fretta e l’ansia di fare, può divenire la chiave dell’innovazione aziendale. L’equilibrio tra spinta creativa e osservazione riflessiva crea quella giusta tensione, capace di generare coesione ed alimentare la passione, al tempo stesso garantisce l’espressione graduale dell’unicità dell’impresa e di chi vi lavora.
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