Dicevamo che occorre ora disegnare il QUADRATO ESISTENZIALE dell’essere umano e verificare la correttezza dei legami causa – effetto in esso sottesi.
Ipotesi: non avendo la conoscenza necessaria e non ritenendo corretto effettuare generalizzazioni troppo ampie, scegliamo di concentrarci su quella minoranza dell’umanità che meglio conosciamo ossia su coloro i quali partecipano consciamente o inconsciamente alla rincorsa al denaro. Parliamo cioè di chi vive nella nostra società cosiddetta capitalistica. Insomma… parliamo di noi!
1. PROBLEMI - Quali sono i PROBLEMI che affliggono questo spicchio di genere umano?
Insicurezza, ansia, insoddisfazione, infelicità, inquietudine… e a chi mi dice “non è vero, io sono immune da tutto questo” chiedo di passare un’ora in solitudine in una stanza, in silenzio e senza alcuno stimolo… generalmente questo è sufficiente per riconoscere che alcune delle emozioni sopra citate fanno parte della nostra vita. Magari siamo talmente rapidi da lasciarle quasi sempre alle nostre spalle, ma appena rallentiamo esse ci raggiungono.
Che lo vediamo o no, questo è, nella mia esperienza, il grande problema dell’essere umano.
2. CAUSE - Quali sono le CAUSE che riteniamo alla base di questo PROBLEMA?
Generalmente ci diciamo: starò meglio quando avrò quella cosa, quando raggiungerò quel traguardo, quando sarò accettato da quella persona, quando sarò riconosciuto da quel gruppo di persone… Insomma le cause sembrano essere riconducibili a:
“Non ho abbastanza”
“Non sono abbastanza (gli altri non mi vedono, approvano e amano abbastanza)”
3. SOLUZIONI - Se questo è vero, risulta automatico individuare la soluzione: il DENARO.
“Con molto denaro potrò avere quello che voglio, potrò apparire nella maniera migliore; sarò visto, accettato e amato!”. Il denaro richiede un grande impegno sia per guadagnarlo che per utilizzarlo nella maniera migliore.
4. OBIETTIVI - La caccia al denaro e l’applicazione nell’utilizzarlo al meglio ci chiedono tantissime energie, ci fanno correre dalla mattina alla sera… ci fanno lasciare indietro il nostro PROBLEMA (insicurezza, ansia, insoddisfazione, infelicità, inquietudine). In realtà dunque la SOLUZIONE generalmente adottata non risolve il PROBLEMA ma ha comunque un effetto lenitivo:
lo tampona con momentanee illusioni e fugaci soddisfazioni
lo tiene a distanza impegnando la nostra mente, le nostre energie e il nostro tempo.
Il quadrato esistenziale così disegnato ci appare aderente alla realtà, o meglio all’irrealtà, delle convinzioni comunemente condivise.
Parliamo di “irrealtà” perché riteniamo che in questo modello vi siano errori, fraintendimenti e illusioni.
Le analizziamo nel seguito
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I PROBLEMI esistenziali fanno parte della natura umana eppure vengono troppo spesso evitati, negati o rimossi.
La natura umana prescrive per ciascuno di noi un viaggio attraverso vallate oscure frammezzate da colline, montagne e vette assolate. Abbiamo una libertà totale nel definire l’itinerario i suoi tempi e i luoghi di sosta. Al limite siamo addirittura liberi di scegliere di non muoverci per lunghi periodi (intere vite).
E’ però evidente che se rifiutiamo sistematicamente di scendere dalle alture e di attraversare le valli, il nostro cammino sarà circoscritto ad un territorio limitato. Vivremo allora in una sorta di area protetta nella quale ci sembrerà di avere il controllo quasi assoluto della situazione. La contropartita è che esploreremo solo una minima parte del territorio che è a noi accessibile.
Allora quella sensazione di insicurezza, ansia, insoddisfazione, infelicità, inquietudine di cui stiamo parlando, potrebbe non essere altro che il sottile richiamo delle vallate oscure e degli sconfinati territori (del nostro essere) che chiedono di essere esplorati.
In questa ottica il malessere che abbiamo identificato come il PROBLEMA di questo spicchio di Umanità, avrebbe la sua origine all’interno della persona e non all’esterno.
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Quindi le CAUSE del problema andrebbero cercate anch’esse all’interno: nelle valli oscure e nei territori inesplorati del nostro essere. Ma l’esplorazione interiore ci fa paura, forse ci porterebbe a contatto con situazioni dolorose. Ed ecco allora la tentazione di cercare in un’altra direzione: all’esterno.
“Non è la valle oscura dentro di me che mi chiama ma la vetta là fuori! Starò bene quando avrò raggiunto quella vetta: quando possiederò quella cosa, quando raggiungerò quel traguardo, quando sarò visto, accettato, amato da quella o quelle persone.”
Ed ecco che il percorso di rimozione o soluzione dei PROBLEMI passa attraverso un’individuazione conscia o inconscia (collettiva o sociale) di false CAUSE esterne, sulle quali sia possibile avere il controllo. Ben più difficile e “pericoloso” sarebbe accettare e controllare CAUSE con genesi interiore.
Bene… preso per buono quanto detto sarebbe onesto da parte nostra spiegare quali siano allora le CAUSE reali interiori del PROBLEMA in questione. Assolutamente sì, ma lo faremo più tardi… Siamo ancora impegnati nella fase di distruzione e preferiamo ricostruire tutto alla fine.
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Il passaggio logico e causale che lega queste CAUSE irreali ed esterne alle SOLUZIONI comunemente accettate è ineccepibile.
Se la CAUSA del mio PROBLEMA è là fuori, ho una sola SOLUZIONE: raggiungere la vetta, possedere, controllare, essere visto, accettato, ammirato e amato. Il gioco è fatto: ho una SOLUZIONE in tasca che può essere realizzata… o meglio acquistata. Già, perché non c’è via di scampo: il denaro diventa strumento principe (anche se non esclusivo) di questa SOLUZIONE.
Se avessimo identificate le CAUSE corrette, attraverso questa SOLUZIONE ciascuno potrebbe risolvere i propri PROBLEMI in maniera efficace e definitiva. Il denaro sarebbe lo strumento per raggiungere degli OBIETTIVI di possesso, controllo, visibilità, accettazione etc. e come tale sarebbe importante… tanto quanto lo è una bicicletta per raggiungere il centro della città. Ma il tutto finirebbe lì.
Suscita stupore chi continua ad acquistare biciclette quando ne può utilizzare solo una alla volta. Invece non suscita stupore chi accumula danaro, possedimenti, potere etc. per il gusto di farlo.
Non ci stupiamo più di questo perché siamo tutti tacitamente consapevoli: queste SOLUZIONI hanno effetti temporanei e mai definitivi… ci portano all’assuefazione e alla dipendenza piuttosto che alla pace e alla libertà.
Ciononostante difficilmente mettiamo in discussione l’itero castello di carte, ma preferiamo dire: “non ho ancora abbastanza, non sono ancora abbastanza… quando avrò…, quando sarò… allora sì che starò bene, risolverò tutti i PROBLEMI.”
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Insomma l’OBIETTIVO di raggiungere il benessere eliminando i PROBLEMI è diventato poco per volta una simpatica utopia rimandabile senza grossi interrogativi. Una splendida carota che ci costringe a correre lasciandoci così alle spalle i PROBLEMI anziché ad affrontarli e risolverli.
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NB:
Da almeno 2000 anni a questa parte abbiamo dei potenti alleati che vivono di questa grande eresia, ossia che la fonte dei nostri prblemi (e quindi la strada del nostro benessere) sia al di fuori di noi.
Lo fa la Chiesa
dicendoci cosa è bene e cosa è male,
privandoci di fatto della libertà interiore,
condizionando i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni,
proponendoci modelli di santità irraggiungibili
e facendoci sentire inadeguati se non corrispondiamo a quei modelli
Lo fanno oggi più che mai le multinazionali
dicendoci cosa è bello e cosa è brutto,
privandoci di fatto dell’autonomia di giudizio,
condizionando i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni,
proponendoci modelli di bellezza, gioia e benessere irraggiungibili,
facendoci sentire inadeguati se non corrispondiamo a quei modelli
Così come la Chiesa ha posto il bene (Dio) e il male (il Demonio) al di fuori di noi,
le multinazionali hanno traslato il bello e il brutto su un piano puramente esteriore,
entrambe le filosofie ci spingono a fare i conti con ciò che c’è fuori
e mai con ciò che abbiamo dentro!
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