16 novembre 2004

Racconti - Il sicario e il frate

La leggenda vuole che il monte La Verna si sia formato durante i terremoti seguiti alla morte sulla croce di Gesù.
Più tardi, San Francesco vi edificò uno dei suoi eremi: l’eremo de La Verna.

A guardare bene la conformazione di questo monte, sembra proprio nato di getto, quasi che le rocce siano state lanciate verso il cielo, come un urlo, una preghiera.
Una di queste rocce è nominata: Salto del Lupo, in onore del particolare rapporto che il Santo aveva instaurato appunto con i lupi che popolavano l’Appennino toscoemiliano.

E’ un luogo magico come tutti i luoghi in cui visse San Francesco: vi si respira un’atmosfera elettrica e si fanno incontri che cambiano una vita.

Un giorno un uomo oramai anziano vi si recò, spinto dal bisogno di riflettere sulla propria vita. Per anni si era guadagnato da vivere facendo il sicario: era stato uno dei migliori e le sue vittime non si contavano. Con la vecchiaia però vedeva i suoi riflessi rallentare e la sua prestanza fisica venire meno… Ma quello che ancor di più lo turbava era l’avvicinarsi della morte.
Si interrogava giorno e notte su cosa sarebbe stato di lui al termine della vita.

Si arrampicò sul monte e poi sulla roccia chiamata Salto del Lupo, con l’intenzione di sedersi a riflettere.

Arrivato in cima vi incontrò un anziano Frate Francescano, raccolto in preghiera. Un po’ seccato di non essere solo, il sicario decise comunque di approfittare della situazione per chiedere consiglio a chi probabilmente era più preparato di lui…

“Frate,” disse con tono duro “sono il miglior sicario professionista di tutta Italia, ma oggi sono in crisi. Devi aiutarmi. Parlami dell’Inferno e del Paradiso!”

Il Frate si alzò, lo fissò con occhi brillanti e disse:
“Vattene di qui, essere indegno. Questo luogo è sacro! E non permetterti mai più di rivolgermi la parola!”

Il Sicario divenne rosso in viso. Una vampata di rabbia gli strinse lo stomaco e il suo corpo tremò di energia assassina mentre prendeva il povero frate per il collo e lo sbatteva contro il tronco di un albero.

Occhi negli occhi, a pochi centimetri di distanza, il sicario ringhiò:
“Hai fatto il tuo ultimo errore frate, ora io ti…” ma non poté terminare la frase perché il frate mezzo strozzato, con un filo di voce gli sussurrò:
“Ecco figliolo… questo è l’Inferno che credevi tanto lontano.”

Il sicario mollò la presa. Realizzò in un attimo che il frate aveva rischiato la propria vita per impartirgli quell’insegnamento. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di gratitudine e cadde in ginocchio dinanzi al frate. Piangeva anche perché in quell’attimo gli fu chiaro tutto il male che aveva fatto a se stesso oltre che agli altri.

Il frate lo aiutò a rialzarsi, lo abbracciò e con gli occhi lucidi gli sussurrò:
“E questo figliolo… è il Paradiso che credevi di non conoscere”.

2 commenti:

  1. grazie per il passaggio, Massimo
    tornerò a leggerti molto volentieri :)

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  2. scusa..sono la giarina

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