Al mio passaggio la nebbia sembra sorgere dall’erba
e i fanali danno vita a spiriti danzanti
piroettano, mi si fanno in contro
abbracciano al jeep per un breve istante
infine svaniscono nella scia oscura
e poi muri di buio
e muri di nuova nebbia
e ancora spiriti danzanti
il mio cuore cresce e trema
via via che mi allontano dalla civiltà.
Ancora qualche chilometro
e sarò davvero solo
finalmente solo.
28 dicembre 2004
13 dicembre 2004
Poesie - Se sarai mio figlio
Voglio raccontarti di questa serata
di come sia diventata improvvisamente grande la stanza
di come il tempo si sia fermato senza alcun preavviso
di come il silenzio sia stato insopportabile
e del freddo atroce che c’era là fuori
voglio che tu sappia
quanto mi sono sentito solo
quanta paura ho avuto
quanto avrei voluto piangere
e come ho tentato di fuggire
Vorrei che tu sapessi tutto ciò
perché se un giorno sarai mio figlio
voglio che tu sappia
che avrai un padre bambino
ma vorrei anche
che tu vedessi le rughe del mio sorriso
che tu sentissi questa mia canzone
che tu stringessi le mie calde mani
e che tu ascoltassi la pace del mio cuore
perché se un giorno sarai mio figlio
voglio che tu sappia
che ti accompagnerò verso il mondo dei grandi
come solo un bambino sa fare
di come sia diventata improvvisamente grande la stanza
di come il tempo si sia fermato senza alcun preavviso
di come il silenzio sia stato insopportabile
e del freddo atroce che c’era là fuori
voglio che tu sappia
quanto mi sono sentito solo
quanta paura ho avuto
quanto avrei voluto piangere
e come ho tentato di fuggire
Vorrei che tu sapessi tutto ciò
perché se un giorno sarai mio figlio
voglio che tu sappia
che avrai un padre bambino
ma vorrei anche
che tu vedessi le rughe del mio sorriso
che tu sentissi questa mia canzone
che tu stringessi le mie calde mani
e che tu ascoltassi la pace del mio cuore
perché se un giorno sarai mio figlio
voglio che tu sappia
che ti accompagnerò verso il mondo dei grandi
come solo un bambino sa fare
Poesie - Bambini
Vi condurrò nella foresta
vi farò entrare nel silenzio
resteremo lì anche dopo il tramonto
quando i rumori si faranno terrificanti
e le ombre minacciose
aspetteremo insieme il mattino
E poi ancora e ancora
finché nessuno di voi avrà più paura
E allora sarete diventati
più grandi dei grandi
perché saprete restare fermi
anche quando tutto sembra
troppo minaccioso
perché avrete compreso
che nessuna paura
vive fuori di voi
vi farò entrare nel silenzio
resteremo lì anche dopo il tramonto
quando i rumori si faranno terrificanti
e le ombre minacciose
aspetteremo insieme il mattino
E poi ancora e ancora
finché nessuno di voi avrà più paura
E allora sarete diventati
più grandi dei grandi
perché saprete restare fermi
anche quando tutto sembra
troppo minaccioso
perché avrete compreso
che nessuna paura
vive fuori di voi
Poesie - Gentile anziana signora
Gentile anziana signora
che tremi dinanzi all’uscio
e osservi la foga del mondo
strappare dignità alla lentezza dei tuoi anni
Gentile anziana signora
che percepisci questo sfavillante progresso
come un piccone
agitato troppo vicino alle tue fragili ossa
Gentile anziana signora
che hai perso le certezze maturate in una vita
e che mai avresti pensato di restare tanto sola
Gentile anziana signora
che oggi non ti aspetti davvero più nulla
tranne un ultimo leggero soffio di pace sul quale fuggire
sono io quel figlio
sono io quel nipote
perdonami
che tremi dinanzi all’uscio
e osservi la foga del mondo
strappare dignità alla lentezza dei tuoi anni
Gentile anziana signora
che percepisci questo sfavillante progresso
come un piccone
agitato troppo vicino alle tue fragili ossa
Gentile anziana signora
che hai perso le certezze maturate in una vita
e che mai avresti pensato di restare tanto sola
Gentile anziana signora
che oggi non ti aspetti davvero più nulla
tranne un ultimo leggero soffio di pace sul quale fuggire
sono io quel figlio
sono io quel nipote
perdonami
7 dicembre 2004
Poesie - Impeccabile
Ho parlato, scritto, disegnato
sogni, progetti, dialoghi, idee
ora tutto è raccolto su questa scrivania
racchiuso in questa pila di fogli stropicciati
Ed eccoci soli
il blocco monolitico di pietra
e io, sognatore tremante
Nella sinistra lo scalpello, nella destra il martello
Respiro la pietra, stringo gli attrezzi
il mio essere freme
Posizione – inclinazione – potenza
ogni colpo sarà definitivo
ogni gesto chiede la perfezione
ogni attimo fa la differenza
Posizione – inclinazione – potenza
ogni colpo un rischio
ogni colpo una distruzione
ogni colpo una creazione
Posizione – inclinazione – potenza
ogni colpo una scelta
ogni colpo...
scolpisco il mio destino.
Pensieri - Essere Uomo
Quanta forza occorre
in queste braccia
per abbracciare ogni giornata
Quanta fatica
in questi occhi
per continuare a fissare il sole
Quanta paura
in questo stomaco
per sentirsi uomo tutti i giorni
Quanti dubbi
in questa testa
per scegliere incrollabilmente la propria verità
Quanto freddo...
Ma quanta vita qui giù…
quanta avventura
quanta strada
costantemente in bilico
tra il terrore
di essere uomo
e la meraviglia
di essere uomo
in queste braccia
per abbracciare ogni giornata
Quanta fatica
in questi occhi
per continuare a fissare il sole
Quanta paura
in questo stomaco
per sentirsi uomo tutti i giorni
Quanti dubbi
in questa testa
per scegliere incrollabilmente la propria verità
Quanto freddo...
Ma quanta vita qui giù…
quanta avventura
quanta strada
costantemente in bilico
tra il terrore
di essere uomo
e la meraviglia
di essere uomo
27 novembre 2004
Racconti - Un consulente alla corte di Cheope
Il Faraone Cheope aveva deciso di strabiliare il mondo, facendosi costruire la tomba più mastodontica che mai potesse essere realizzata: una piramide in granito alta 146 metri e con lati di base di 230 metri.
Aveva radunato le migliori menti del tempo per la progettazione e lo studio di fattibilità. Come project manager era stato designato il più promettente degli ingegneri di corte.
Furono impiegati oltre 100.000 schiavi che lavoravano su più turni in maniera incessante, giorno e notte.
Dopo due anni di lavori, il giovane ingegnere si rese conto che qualcosa non andava: il cantiere Est procedeva troppo in fretta rispetto agli altri tre e questo avrebbe creato gravi scompensi nella gestione sincronica del progetto.
Astutamente inoltre, vide nella situazione una opportunità: se avesse individuato il segreto dell’efficienza del cantiere Est e se fosse stato in grado di trasmetterlo agli altri cantieri, avrebbe certamente chiuso il progetto con qualche anno di anticipo rispetto alle previsioni.
Fu così contattato un Consulente esterno che iniziò immediatamente a girovagare per i quattro cantieri in cerca di indizi: le pietre erano le stesse, ogni cantiere disponeva dello stesso numero di schiavi, tutti utilizzavano le stesse tecniche e gli stessi strumenti… eppure la maggior efficienza del cantiere Est era palese.
Il Consulente prese allora ad intervistare gli schiavi, uno per ogni cantiere. La domanda era semplicemente:
“Cosa stai facendo, buon uomo?”
Nel cantiere Nord si sentì dire:
“-Buon Uomo-? …e ti sembra un lavoro da uomini questo? 12 ore al giorno a 42° rompendo e spingendo inutili pietroni per un pezzo di pane? …Vai a dire -Buon Uomo- a tuo nonno!”
Nel cantiere Ovest ottenne la risposta:
“Sto spaccando le pietre, non vedi? Potresti aiutarmi invece di farmi perdere tempo!”
Nel cantiere Sud la risposta fu:
“Ci mancava solo il consulente! Secondo te, cosa sto facendo? Ma la laurea, a cosa ti serve?”
Per l’ultima volta, con la coda tra le gambe, il consulente pose la solita domanda ad uno schivo del cantiere Est:
“Cosa stai facendo, buon uomo?”
La risposta fu:
“Cosa STIAMO facendo, vorrai dire! Stiamo costruendo il più grande monumento della storia, un’opera che anche tra 10.000 anni susciterà meraviglia e ammirazione!”
Aveva radunato le migliori menti del tempo per la progettazione e lo studio di fattibilità. Come project manager era stato designato il più promettente degli ingegneri di corte.
Furono impiegati oltre 100.000 schiavi che lavoravano su più turni in maniera incessante, giorno e notte.
Dopo due anni di lavori, il giovane ingegnere si rese conto che qualcosa non andava: il cantiere Est procedeva troppo in fretta rispetto agli altri tre e questo avrebbe creato gravi scompensi nella gestione sincronica del progetto.
Astutamente inoltre, vide nella situazione una opportunità: se avesse individuato il segreto dell’efficienza del cantiere Est e se fosse stato in grado di trasmetterlo agli altri cantieri, avrebbe certamente chiuso il progetto con qualche anno di anticipo rispetto alle previsioni.
Fu così contattato un Consulente esterno che iniziò immediatamente a girovagare per i quattro cantieri in cerca di indizi: le pietre erano le stesse, ogni cantiere disponeva dello stesso numero di schiavi, tutti utilizzavano le stesse tecniche e gli stessi strumenti… eppure la maggior efficienza del cantiere Est era palese.
Il Consulente prese allora ad intervistare gli schiavi, uno per ogni cantiere. La domanda era semplicemente:
“Cosa stai facendo, buon uomo?”
Nel cantiere Nord si sentì dire:
“-Buon Uomo-? …e ti sembra un lavoro da uomini questo? 12 ore al giorno a 42° rompendo e spingendo inutili pietroni per un pezzo di pane? …Vai a dire -Buon Uomo- a tuo nonno!”
Nel cantiere Ovest ottenne la risposta:
“Sto spaccando le pietre, non vedi? Potresti aiutarmi invece di farmi perdere tempo!”
Nel cantiere Sud la risposta fu:
“Ci mancava solo il consulente! Secondo te, cosa sto facendo? Ma la laurea, a cosa ti serve?”
Per l’ultima volta, con la coda tra le gambe, il consulente pose la solita domanda ad uno schivo del cantiere Est:
“Cosa stai facendo, buon uomo?”
La risposta fu:
“Cosa STIAMO facendo, vorrai dire! Stiamo costruendo il più grande monumento della storia, un’opera che anche tra 10.000 anni susciterà meraviglia e ammirazione!”
25 novembre 2004
Poesie - Vita
La vita non mi basta mai.
Non mi bastano gli sguardi
Non mi bastano le parole
Non mi bastano i sorrisi
Non mi bastano gli amici
Non mi bastano le emozioni
Non mi basta il silenzio
Non mi basta lo sguardo
Non mi basta il vuoto
Non mi bastano i boschi
Non mi bastano le avventure
Non mi bastano i profumi
Non mi bastano le paure
Non mi bastano le risate
Non mi bastano le vittorie
Non mi basta il dolore
Non mi basta il mare
Non mi basta il vento
Non mi bastano le stelle
Non mi bastano le mani
Non mi basta il cielo
Non mi basta la notte
Non mi basta l’amore
Non mi basta la vita
Non mi basta mai
Vorrei vivere
disteso sull’eternità
gustandomi il mistero della sua follia
E alla fine esplodere nella Vita
e dissolvermi come nebbia
per sempre presente...
Vita nella Vita
Non mi bastano gli sguardi
Non mi bastano le parole
Non mi bastano i sorrisi
Non mi bastano gli amici
Non mi bastano le emozioni
Non mi basta il silenzio
Non mi basta lo sguardo
Non mi basta il vuoto
Non mi bastano i boschi
Non mi bastano le avventure
Non mi bastano i profumi
Non mi bastano le paure
Non mi bastano le risate
Non mi bastano le vittorie
Non mi basta il dolore
Non mi basta il mare
Non mi basta il vento
Non mi bastano le stelle
Non mi bastano le mani
Non mi basta il cielo
Non mi basta la notte
Non mi basta l’amore
Non mi basta la vita
Non mi basta mai
Vorrei vivere
disteso sull’eternità
gustandomi il mistero della sua follia
E alla fine esplodere nella Vita
e dissolvermi come nebbia
per sempre presente...
Vita nella Vita
19 novembre 2004
Poesie - Dio è solo un alibi
Ho fatto un viaggio.
Sono stato in quel signore in cravatta rinchiuso in auto col volto tirato,
e in quella collega sempre trafelata, terrorizzata dal capo o forse dalla vita
poi nell’accattone che si finge storpio al semaforo qui sotto…
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
E ho proseguito entrando in un soldato di diciotto anni in servizio in Iraq,
e in una mamma nella guerra seduta sulle macerie di casa sua
e ancora in un bambino con lo stomaco dilatato pur non mangiando da giorni
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
poi ho visitato una ragazza rumena, sola in Italia, illusa e delusa
e un bambino ricco, pieno di tutto e vuoto di carezze
e sono entrato in una anziana signora che stringeva nel pugno gli ultimi brandelli di dignità
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
poi sono entrato in un manager rampante in corsa per il successo,
in un operaio frustrato che vorrebbe correre… ma non sa dove,
e in un agricoltore di sesanta anni con mani grandi e robuste… ma sempre più vuote.
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
Infine ho esplorato un professore terrorizzato dinanzi a venti ragazzi
e sono entrato in uno di questi, spavaldo e violento nella sua folle caduta libera
poi ho visitato un premier politico con il coltello tra i denti in lotta per il potere
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
…e ad ogni testa ho chiesto: “cosa pensi?”
…e ad ogni cuore ho chiesto: “cosa senti?”
E ho capito.
Dio non c’entra.
Questo mondo assurdo
lo creiamo noi
ogni giorno un po’
Sono stato in quel signore in cravatta rinchiuso in auto col volto tirato,
e in quella collega sempre trafelata, terrorizzata dal capo o forse dalla vita
poi nell’accattone che si finge storpio al semaforo qui sotto…
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
E ho proseguito entrando in un soldato di diciotto anni in servizio in Iraq,
e in una mamma nella guerra seduta sulle macerie di casa sua
e ancora in un bambino con lo stomaco dilatato pur non mangiando da giorni
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
poi ho visitato una ragazza rumena, sola in Italia, illusa e delusa
e un bambino ricco, pieno di tutto e vuoto di carezze
e sono entrato in una anziana signora che stringeva nel pugno gli ultimi brandelli di dignità
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
poi sono entrato in un manager rampante in corsa per il successo,
in un operaio frustrato che vorrebbe correre… ma non sa dove,
e in un agricoltore di sesanta anni con mani grandi e robuste… ma sempre più vuote.
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
Infine ho esplorato un professore terrorizzato dinanzi a venti ragazzi
e sono entrato in uno di questi, spavaldo e violento nella sua folle caduta libera
poi ho visitato un premier politico con il coltello tra i denti in lotta per il potere
Sono stato nella loro testa e nel loro cuore
…e ad ogni testa ho chiesto: “cosa pensi?”
…e ad ogni cuore ho chiesto: “cosa senti?”
E ho capito.
Dio non c’entra.
Questo mondo assurdo
lo creiamo noi
ogni giorno un po’
16 novembre 2004
Racconti - Il sicario e il frate
La leggenda vuole che il monte La Verna si sia formato durante i terremoti seguiti alla morte sulla croce di Gesù.
Più tardi, San Francesco vi edificò uno dei suoi eremi: l’eremo de La Verna.
A guardare bene la conformazione di questo monte, sembra proprio nato di getto, quasi che le rocce siano state lanciate verso il cielo, come un urlo, una preghiera.
Una di queste rocce è nominata: Salto del Lupo, in onore del particolare rapporto che il Santo aveva instaurato appunto con i lupi che popolavano l’Appennino toscoemiliano.
E’ un luogo magico come tutti i luoghi in cui visse San Francesco: vi si respira un’atmosfera elettrica e si fanno incontri che cambiano una vita.
Un giorno un uomo oramai anziano vi si recò, spinto dal bisogno di riflettere sulla propria vita. Per anni si era guadagnato da vivere facendo il sicario: era stato uno dei migliori e le sue vittime non si contavano. Con la vecchiaia però vedeva i suoi riflessi rallentare e la sua prestanza fisica venire meno… Ma quello che ancor di più lo turbava era l’avvicinarsi della morte.
Si interrogava giorno e notte su cosa sarebbe stato di lui al termine della vita.
Si arrampicò sul monte e poi sulla roccia chiamata Salto del Lupo, con l’intenzione di sedersi a riflettere.
Arrivato in cima vi incontrò un anziano Frate Francescano, raccolto in preghiera. Un po’ seccato di non essere solo, il sicario decise comunque di approfittare della situazione per chiedere consiglio a chi probabilmente era più preparato di lui…
“Frate,” disse con tono duro “sono il miglior sicario professionista di tutta Italia, ma oggi sono in crisi. Devi aiutarmi. Parlami dell’Inferno e del Paradiso!”
Il Frate si alzò, lo fissò con occhi brillanti e disse:
“Vattene di qui, essere indegno. Questo luogo è sacro! E non permetterti mai più di rivolgermi la parola!”
Il Sicario divenne rosso in viso. Una vampata di rabbia gli strinse lo stomaco e il suo corpo tremò di energia assassina mentre prendeva il povero frate per il collo e lo sbatteva contro il tronco di un albero.
Occhi negli occhi, a pochi centimetri di distanza, il sicario ringhiò:
“Hai fatto il tuo ultimo errore frate, ora io ti…” ma non poté terminare la frase perché il frate mezzo strozzato, con un filo di voce gli sussurrò:
“Ecco figliolo… questo è l’Inferno che credevi tanto lontano.”
Il sicario mollò la presa. Realizzò in un attimo che il frate aveva rischiato la propria vita per impartirgli quell’insegnamento. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di gratitudine e cadde in ginocchio dinanzi al frate. Piangeva anche perché in quell’attimo gli fu chiaro tutto il male che aveva fatto a se stesso oltre che agli altri.
Il frate lo aiutò a rialzarsi, lo abbracciò e con gli occhi lucidi gli sussurrò:
“E questo figliolo… è il Paradiso che credevi di non conoscere”.
Più tardi, San Francesco vi edificò uno dei suoi eremi: l’eremo de La Verna.
A guardare bene la conformazione di questo monte, sembra proprio nato di getto, quasi che le rocce siano state lanciate verso il cielo, come un urlo, una preghiera.
Una di queste rocce è nominata: Salto del Lupo, in onore del particolare rapporto che il Santo aveva instaurato appunto con i lupi che popolavano l’Appennino toscoemiliano.
E’ un luogo magico come tutti i luoghi in cui visse San Francesco: vi si respira un’atmosfera elettrica e si fanno incontri che cambiano una vita.
Un giorno un uomo oramai anziano vi si recò, spinto dal bisogno di riflettere sulla propria vita. Per anni si era guadagnato da vivere facendo il sicario: era stato uno dei migliori e le sue vittime non si contavano. Con la vecchiaia però vedeva i suoi riflessi rallentare e la sua prestanza fisica venire meno… Ma quello che ancor di più lo turbava era l’avvicinarsi della morte.
Si interrogava giorno e notte su cosa sarebbe stato di lui al termine della vita.
Si arrampicò sul monte e poi sulla roccia chiamata Salto del Lupo, con l’intenzione di sedersi a riflettere.
Arrivato in cima vi incontrò un anziano Frate Francescano, raccolto in preghiera. Un po’ seccato di non essere solo, il sicario decise comunque di approfittare della situazione per chiedere consiglio a chi probabilmente era più preparato di lui…
“Frate,” disse con tono duro “sono il miglior sicario professionista di tutta Italia, ma oggi sono in crisi. Devi aiutarmi. Parlami dell’Inferno e del Paradiso!”
Il Frate si alzò, lo fissò con occhi brillanti e disse:
“Vattene di qui, essere indegno. Questo luogo è sacro! E non permetterti mai più di rivolgermi la parola!”
Il Sicario divenne rosso in viso. Una vampata di rabbia gli strinse lo stomaco e il suo corpo tremò di energia assassina mentre prendeva il povero frate per il collo e lo sbatteva contro il tronco di un albero.
Occhi negli occhi, a pochi centimetri di distanza, il sicario ringhiò:
“Hai fatto il tuo ultimo errore frate, ora io ti…” ma non poté terminare la frase perché il frate mezzo strozzato, con un filo di voce gli sussurrò:
“Ecco figliolo… questo è l’Inferno che credevi tanto lontano.”
Il sicario mollò la presa. Realizzò in un attimo che il frate aveva rischiato la propria vita per impartirgli quell’insegnamento. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di gratitudine e cadde in ginocchio dinanzi al frate. Piangeva anche perché in quell’attimo gli fu chiaro tutto il male che aveva fatto a se stesso oltre che agli altri.
Il frate lo aiutò a rialzarsi, lo abbracciò e con gli occhi lucidi gli sussurrò:
“E questo figliolo… è il Paradiso che credevi di non conoscere”.
15 novembre 2004
Pensieri - Guerra o pace?
Guidavo, beato in una strada di campagna. Musica soft dall'autoradio e pensieri illuminati e pacifici nella testa.
Ero fiero di me...
Poi dinanzi a me appare una 127 oliva con contadino con cappello al volante... velocità di crociera 45km orari.
Penso:
"ma tu guarda questo vecchio rimbambito...
va troppo piano!
...è un pericolo pubblico!"
e lo sorpasso con cipiglio.
Dopo nemmeno un minuto compare dal nulla nel mio specchietto un mercedes argentato, ha fretta, sembra volermi spingere avanti, poi... mi sorpassa con cipiglio.
Penso:
"ma tu guarda questo prepotente...
va troppo forte!
...è un pericolo pubblico!"
Dopo qualche chilometro l'illuminazione...
accosto a destra.
Mi chiedo:
"possibile che io sia l'unico in questa strada ad andare alla velocità GIUSTA?"
Un brivido mi percorre la schiena...
In quell'attimo temo di essere potenzialmente più pericoloso di Bush!
Ero fiero di me...
Poi dinanzi a me appare una 127 oliva con contadino con cappello al volante... velocità di crociera 45km orari.
Penso:
"ma tu guarda questo vecchio rimbambito...
va troppo piano!
...è un pericolo pubblico!"
e lo sorpasso con cipiglio.
Dopo nemmeno un minuto compare dal nulla nel mio specchietto un mercedes argentato, ha fretta, sembra volermi spingere avanti, poi... mi sorpassa con cipiglio.
Penso:
"ma tu guarda questo prepotente...
va troppo forte!
...è un pericolo pubblico!"
Dopo qualche chilometro l'illuminazione...
accosto a destra.
Mi chiedo:
"possibile che io sia l'unico in questa strada ad andare alla velocità GIUSTA?"
Un brivido mi percorre la schiena...
In quell'attimo temo di essere potenzialmente più pericoloso di Bush!
8 novembre 2004
Pensieri - Ho sognato...
7 novembre 2004
Poesie - La vita si azzera
Ogni tanto succede…
i mezzi si confondono con il fine
e la vita diventa sterile affanno
la mente soffoca il cuore
e il sogno trema dinanzi alla paura
lo sguardo si vela di ombra
e nello specchio appare un estraneo
la maschera è più importante della presenza
e l’amore trascurato piange troppo forte
andare avanti diventa una fatica impossibile
e una sigaretta è più desiderata di un sorriso
ogni tanto succede
e allora
puntualmente
la vita
si azzera
la strada impazzisce
l’auto si guasta
il treno si blocca
il corpo si ammala
allora e solo allora
mi fermo
“perché baratto la vita con l’affanno?”
“perché nutro la paura lasciando agonizzare il sogno?”
“perché lo specchio mi rivela estraneo a me stesso?”
“perché nego l’intimità al mio amore?”
“perché zoppico la vita?”
Ogni volta comprendo
e ogni volta dimentico
per questo, paziente la vita
ogni tanto si azzera…
per aiutarmi a ricordare
i mezzi si confondono con il fine
e la vita diventa sterile affanno
la mente soffoca il cuore
e il sogno trema dinanzi alla paura
lo sguardo si vela di ombra
e nello specchio appare un estraneo
la maschera è più importante della presenza
e l’amore trascurato piange troppo forte
andare avanti diventa una fatica impossibile
e una sigaretta è più desiderata di un sorriso
ogni tanto succede
e allora
puntualmente
la vita
si azzera
la strada impazzisce
l’auto si guasta
il treno si blocca
il corpo si ammala
allora e solo allora
mi fermo
“perché baratto la vita con l’affanno?”
“perché nutro la paura lasciando agonizzare il sogno?”
“perché lo specchio mi rivela estraneo a me stesso?”
“perché nego l’intimità al mio amore?”
“perché zoppico la vita?”
Ogni volta comprendo
e ogni volta dimentico
per questo, paziente la vita
ogni tanto si azzera…
per aiutarmi a ricordare
6 novembre 2004
Poesie - Le notti di Ulisse
Oggi l’oceano
gli è parso immobile,
scolpito
identico a quello di ieri
oggi nessun brivido
nessun’emozione
genera in lui
quello spicchio di oceano
cucito stretto attorno
al piccolo porto
E quel porto,
con le sue banchine
e quelle quattro case del villaggio
e il campanile della chiesa…
oggi conosce a uno a uno i viottoli,
le case, i muri, le singole pietre
…come il carcerato conosce la sua cella
Insonne
pensa alle braccia distese del faro
che lo avevano condotto
verso il calore di casa
a chi porge ora
le sue braccia quel faro?
E’ giusto
vagheggiare l’oceano da terra?
o la terra
che va agognata dal mare?
Quante notti insonni ancora?
Quante volte ancora
dovrà scegliere
tra un porto
e una rotta?
gli è parso immobile,
scolpito
identico a quello di ieri
oggi nessun brivido
nessun’emozione
genera in lui
quello spicchio di oceano
cucito stretto attorno
al piccolo porto
E quel porto,
con le sue banchine
e quelle quattro case del villaggio
e il campanile della chiesa…
oggi conosce a uno a uno i viottoli,
le case, i muri, le singole pietre
…come il carcerato conosce la sua cella
Insonne
pensa alle braccia distese del faro
che lo avevano condotto
verso il calore di casa
a chi porge ora
le sue braccia quel faro?
E’ giusto
vagheggiare l’oceano da terra?
o la terra
che va agognata dal mare?
Quante notti insonni ancora?
Quante volte ancora
dovrà scegliere
tra un porto
e una rotta?
3 novembre 2004
Poesie - La mia montagna
Vorrei tornare lassù
adesso,
con il peso che ho addosso
e sdraiarmi su quella terra
e sentire di non essere diverso da lei
sentirmi castagna nel riccio
acqua indistinta nell'umido terreno
foglia che vola
e vento che soffia
animale nascosto che trattiene il fiato
rapace che dall'alto cerca la preda
vorrei perdere così la pesantezza
di questo sentirmi eroe trascurato
raccogliere a piene mani l'umiltà dalla natura
e i colori dell'autunno
e poi sedere sotto l'albero secolare
farmi cullare da lui con la canzone sorridente
di tutti i me stesso che sono già stato
2 novembre 2004
Poesie - La mia favola
Oggi ho ricordato da lontano
che la mia vita è la favola
che io racconto a me stesso…
Potessi farlo ogni giorno…
ma per ricordare occorre sottile forza,
incrollabile ascolto e percezioni spalancate
occorre essere pronti a tacere,
a fermarsi, ad ascoltare
perché a volte è una castagna,
è una curva fatta in macchina
o è il soffio improvviso del vento
altre volte è un silenzio inaspettato
è la parola di una canzone
o è il colore di una nuvola
ma può essere un profumo dal passato,
un sì o un no detti con amore
un’idea che mi balena in cuore
Oggi sono stato capace di ricordare:
la mia vita è la favola
che io racconto a me stesso
E questa sera nel mio letto
prima di addormentarmi, mi racconterò
la favola della vita che voglio
dell’amore che cerco
del sogno che sogno
dell’uomo che vorrei essere.
E crederò in quella favola
che la mia vita è la favola
che io racconto a me stesso…
Potessi farlo ogni giorno…
ma per ricordare occorre sottile forza,
incrollabile ascolto e percezioni spalancate
occorre essere pronti a tacere,
a fermarsi, ad ascoltare
perché a volte è una castagna,
è una curva fatta in macchina
o è il soffio improvviso del vento
altre volte è un silenzio inaspettato
è la parola di una canzone
o è il colore di una nuvola
ma può essere un profumo dal passato,
un sì o un no detti con amore
un’idea che mi balena in cuore
Oggi sono stato capace di ricordare:
la mia vita è la favola
che io racconto a me stesso
E questa sera nel mio letto
prima di addormentarmi, mi racconterò
la favola della vita che voglio
dell’amore che cerco
del sogno che sogno
dell’uomo che vorrei essere.
E crederò in quella favola
1 novembre 2004
Poesie - Uomo nel vento
Tira un vento fortissimo
e io bandiera, in esso mi perdo
Oggi però raccolgo i miei sogni
e li pianto a terra come picchetti
di quella bandiera farò una tenda
che mi protegga dal vento
riposerò un po’
poi forse domani disferò la tenda
e costruirò una vela
Finalmente inizierà il viaggio
e io bandiera, in esso mi perdo
Oggi però raccolgo i miei sogni
e li pianto a terra come picchetti
di quella bandiera farò una tenda
che mi protegga dal vento
riposerò un po’
poi forse domani disferò la tenda
e costruirò una vela
Finalmente inizierà il viaggio
Poesie - Scommetti di essere vivo?
Anche oggi
si spalanca la mattina
ed ecco il primo pesante raggio dell’eterna scommessa
mai persa e mai vinta ma sempre rimandata
al giorno della verità
Sarà oggi quel giorno?
No.. oggi è troppo uguale agli altri
Quel giorno sarà diverso
lo riconoscerò
e allora sì, lotterò e vincerò la scommessa.
Ma oggi non è quel giorno.
E mi alzo nell’inedia della scommessa rimandata.
Neutro cerco vita nel fumo di una sigaretta.
Poi vedremo.
si spalanca la mattina
ed ecco il primo pesante raggio dell’eterna scommessa
mai persa e mai vinta ma sempre rimandata
al giorno della verità
Sarà oggi quel giorno?
No.. oggi è troppo uguale agli altri
Quel giorno sarà diverso
lo riconoscerò
e allora sì, lotterò e vincerò la scommessa.
Ma oggi non è quel giorno.
E mi alzo nell’inedia della scommessa rimandata.
Neutro cerco vita nel fumo di una sigaretta.
Poi vedremo.
Pensieri - Solitudine darwiniana
Non appartengo a questo mondo.. non più a questa visione. Ne ho scelte di nuove, più sofisticate.. solitarie.
Così mi illudo di essere diverso.. così ricamo i merletto della solitudine tutto intorno ai margini della mia vita.
Non è successo oggi e neppure ieri.. sono figlio di una sequenza ininterrotta di scelte di pensieri e pensieri non scelti. Ho subito una sorta di evoluzione darwiniana al contrario che passo passo mi ha privato di tutti gli attributi e le caratteristiche utili a vivere efficacemente in questo mondo.
Spinta autodistruttiva o visione prospettica e profetica di un mondo diverso, complementare a questo?
Se esistesse un mondo così, nel quale le ombre fossero luce e le luci fossero ombre.. in questo mondo io sarei a mio agio. In esso mi muoverei come voi vi muovete in questo.
Così mi illudo di essere diverso.. così ricamo i merletto della solitudine tutto intorno ai margini della mia vita.
Non è successo oggi e neppure ieri.. sono figlio di una sequenza ininterrotta di scelte di pensieri e pensieri non scelti. Ho subito una sorta di evoluzione darwiniana al contrario che passo passo mi ha privato di tutti gli attributi e le caratteristiche utili a vivere efficacemente in questo mondo.
Spinta autodistruttiva o visione prospettica e profetica di un mondo diverso, complementare a questo?
Se esistesse un mondo così, nel quale le ombre fossero luce e le luci fossero ombre.. in questo mondo io sarei a mio agio. In esso mi muoverei come voi vi muovete in questo.
Poesie - Senza di te
Sogno
Sbatto
Corro
Arranco..
Mi spengo e mi accendo
Poi sorrido.
..vivo. Sì, vivo.
Ma tu torna, ti prego torna
perché mi manca
quel tuo chiedermi di essere
contemporaneamente roccia e carezza.
Sbatto
Corro
Arranco..
Mi spengo e mi accendo
Poi sorrido.
..vivo. Sì, vivo.
Ma tu torna, ti prego torna
perché mi manca
quel tuo chiedermi di essere
contemporaneamente roccia e carezza.
31 ottobre 2004
Dopo un po' impari
Non so chi sia l'autore... ma mi sentivo di pubblicarla comunque.
Dopo un po’ impari la sottile differenza
fra tenere una mano e incatenare un’anima.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi ad imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti, con la grazia di un adulto,
non con il dolore di un bambino.
E impari a costruire le tue strade oggi
perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani.
Dopo un po’ impari che il Sole scotta
se ne prendi troppo.
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima
invece che aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare
che sei davvero forte e che vali davvero.
Dopo un po’ impari la sottile differenza
fra tenere una mano e incatenare un’anima.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi ad imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti, con la grazia di un adulto,
non con il dolore di un bambino.
E impari a costruire le tue strade oggi
perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani.
Dopo un po’ impari che il Sole scotta
se ne prendi troppo.
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima
invece che aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare
che sei davvero forte e che vali davvero.
29 ottobre 2004
Poesie - Il viaggiatore di ritorno
Io seduto sulla sabbia
tu sdraiata sotto il sole
io in cerca della vita
tu beata sotto il sole
ti ho lasciata sotto il sole
e sono stato il vento per un attimo
giusto il tempo di essere portato in mezzo al mare
e sono stato il mare per un attimo
giusto il tempo di essere sbattuto sulla sabbia
e sono stato sabbia per un attimo
giusto il tempo di ritrovare me stesso
seduto sulla sabbia
con te al mio fianco
sdraiata sotto il sole
beata sotto il sole
se guardi il mio sorriso
da viaggiatore di ritorno
non lo capirai
se mi chiederai a cosa io stia pensando
ti guarderò senza risponderti
se mi porgerai la mano
la stringerò delicatamente al cuore
sperando che tu senta il suo battito
da viaggiatore di ritorno
e penserò
ti amo
perché essere è viaggiare
e viaggiare non è nulla senza tornare
da te
beata sotto il sole
tu sdraiata sotto il sole
io in cerca della vita
tu beata sotto il sole
ti ho lasciata sotto il sole
e sono stato il vento per un attimo
giusto il tempo di essere portato in mezzo al mare
e sono stato il mare per un attimo
giusto il tempo di essere sbattuto sulla sabbia
e sono stato sabbia per un attimo
giusto il tempo di ritrovare me stesso
seduto sulla sabbia
con te al mio fianco
sdraiata sotto il sole
beata sotto il sole
se guardi il mio sorriso
da viaggiatore di ritorno
non lo capirai
se mi chiederai a cosa io stia pensando
ti guarderò senza risponderti
se mi porgerai la mano
la stringerò delicatamente al cuore
sperando che tu senta il suo battito
da viaggiatore di ritorno
e penserò
ti amo
perché essere è viaggiare
e viaggiare non è nulla senza tornare
da te
beata sotto il sole
Poesie - Preghiera
Mi vogliono di piombo
immutabile monolita di piombo
in un mondo di piombo
immortale.. fino alla morte.
Ma Dio,
io voglio essere altro
deve esserci una seconda via
Lasciami essere fragile creta
malleabile materiale da costruzione
sarò ferito?
che importa
morirò mille volte?
che importa
Sorridimi in quei momenti
perché io non indurisca nel dolore o nella paura
perché io resti fluido abbastanza
da vivere sottile negli spazi
che un mondo di piombo
inevitabilmente lascia vuoti.
immutabile monolita di piombo
in un mondo di piombo
immortale.. fino alla morte.
Ma Dio,
io voglio essere altro
deve esserci una seconda via
Lasciami essere fragile creta
malleabile materiale da costruzione
sarò ferito?
che importa
morirò mille volte?
che importa
Sorridimi in quei momenti
perché io non indurisca nel dolore o nella paura
perché io resti fluido abbastanza
da vivere sottile negli spazi
che un mondo di piombo
inevitabilmente lascia vuoti.
Pensieri - Notte
Quanto più grande di me è questa notte.
Passa, mi attraversa, mi accoglie senza interrogativi esitazioni o domande.
Non si chiede se mi sta accarezzando o trafiggendo
Semplicemente mi avvolge con il mantello
del suo spietato amorevole essere notte
E lascia a me e alla mia solitudine la scelta del gioco.
Passa, mi attraversa, mi accoglie senza interrogativi esitazioni o domande.
Non si chiede se mi sta accarezzando o trafiggendo
Semplicemente mi avvolge con il mantello
del suo spietato amorevole essere notte
E lascia a me e alla mia solitudine la scelta del gioco.
28 ottobre 2004
Poesie - Guardandoli vivere
Per loro sembra essere più facile
sanno proclamare la propria esistenza
con gesti, passioni o semplici apparenze
e in questo trovano
ciò che io ancora cerco
se solo sapessi farlo anche io:
“io vivo perché faccio…
“io vivo perché indosso…
“io vivo perché possiedo…”
oppure anche:
“io vivo perché credo…
“io vivo perché lotto…
“io vivo perché appartengo…”
Ma non è così, per me non funziona.
Io vivo solo quando sono.
E l’essere è il concetto
più sfuggente e mutevole
Forse per questo io vivo
solamente a tratti
Forse per questo io vivo
tra le contraddizioni
Forse per questo a tratti
mi accorgo di non vivere
Ma ho scelto
di vivere solamente quando sono
per rispetto della vita
per amore di me stesso
e per essere immortale
sanno proclamare la propria esistenza
con gesti, passioni o semplici apparenze
e in questo trovano
ciò che io ancora cerco
se solo sapessi farlo anche io:
“io vivo perché faccio…
“io vivo perché indosso…
“io vivo perché possiedo…”
oppure anche:
“io vivo perché credo…
“io vivo perché lotto…
“io vivo perché appartengo…”
Ma non è così, per me non funziona.
Io vivo solo quando sono.
E l’essere è il concetto
più sfuggente e mutevole
Forse per questo io vivo
solamente a tratti
Forse per questo io vivo
tra le contraddizioni
Forse per questo a tratti
mi accorgo di non vivere
Ma ho scelto
di vivere solamente quando sono
per rispetto della vita
per amore di me stesso
e per essere immortale
Poesie - Verità
Parole false da sembrare insulti
maschere di ferro fissate sul mio volto
fughe meschine e imprevedibili
accuse al mondo e a chi mi ama
tutto questo per cancellare
la più semplice delle verità:
soffro perché non ho il coraggio
di essere ciò che sono
maschere di ferro fissate sul mio volto
fughe meschine e imprevedibili
accuse al mondo e a chi mi ama
tutto questo per cancellare
la più semplice delle verità:
soffro perché non ho il coraggio
di essere ciò che sono
Poesie - La cura
Ci sono giorni
in cui il vento
si alza
soffia
scompiglia
strappa
spezza
In quei giorni
guardo con incredulo ottuso stupore
Solo domani
se esco presto
nella mattina del giorno dopo
Solo domani
se cammino con il ricordo
nel cuore
Solo allora comprendo
che quel vento
era disperatamente necessario
per tutto ciò che è stato
scompigliato, strappato, spezzato
per tutto ciò che resta
e per me che osservo
il prima e il dopo
con quel vento ancora nel cuore
in cui il vento
si alza
soffia
scompiglia
strappa
spezza
In quei giorni
guardo con incredulo ottuso stupore
Solo domani
se esco presto
nella mattina del giorno dopo
Solo domani
se cammino con il ricordo
nel cuore
Solo allora comprendo
che quel vento
era disperatamente necessario
per tutto ciò che è stato
scompigliato, strappato, spezzato
per tutto ciò che resta
e per me che osservo
il prima e il dopo
con quel vento ancora nel cuore
Poesie - Uomo
Guarda quest’albero.
E’ albero in ogni stagione
perché sta con gli occhi aperti
e le braccia spalancate
è albero nonostante tutto
perché respira lento
e cresce un po’ in alto e un po’ in basso
resterà sempre albero
perché è in pace con un questa terra, questa acqua e questo sole
Poi guarda quest’uomo
gli occhi stretti e le mani in tasca
saprà affrontare l’autunno?
guarda quest’uomo
affannato e sbilanciato
saprà rimanere uomo?
guarda quest’uomo
che insegue ciò che non ha e non sa cosa possiede
saprà mai di essere uomo?
Guarda me
accarezza il mio capo
stringi la mia mano
ché mi sono perso
e ho paura di non essere uomo
E’ albero in ogni stagione
perché sta con gli occhi aperti
e le braccia spalancate
è albero nonostante tutto
perché respira lento
e cresce un po’ in alto e un po’ in basso
resterà sempre albero
perché è in pace con un questa terra, questa acqua e questo sole
Poi guarda quest’uomo
gli occhi stretti e le mani in tasca
saprà affrontare l’autunno?
guarda quest’uomo
affannato e sbilanciato
saprà rimanere uomo?
guarda quest’uomo
che insegue ciò che non ha e non sa cosa possiede
saprà mai di essere uomo?
Guarda me
accarezza il mio capo
stringi la mia mano
ché mi sono perso
e ho paura di non essere uomo
Poesie - Scrivere la Vita o scrivere la Morte?
Oggi sono un foglio strappato
malamente strappato dal mio libro della Vita.
Oggi non scrivo un solo rigo
oggi mi avvinghio talmente stretto a una pagina
da strapparla da accartocciarmi in essa
da rimanervi sopra e dentro
da imbrattarla di sudicia paura
Così oggi ho rubato un’altra pagina
al romanzo incompiuto della mia Vita
rubata, stropicciata, imbrattata
poi messa insieme alle altre
nel mio libro della Morte
il libro che racconta ogni giorno un po’
come alla fine sono morto
Buffo contendersi di pagine tra due libri
che non potranno essere compiuti entrambi
o l’uno, o l’altro
e rimandare la scelta mi pare più stupido
di qualunque scelta sbagliata
malamente strappato dal mio libro della Vita.
Oggi non scrivo un solo rigo
oggi mi avvinghio talmente stretto a una pagina
da strapparla da accartocciarmi in essa
da rimanervi sopra e dentro
da imbrattarla di sudicia paura
Così oggi ho rubato un’altra pagina
al romanzo incompiuto della mia Vita
rubata, stropicciata, imbrattata
poi messa insieme alle altre
nel mio libro della Morte
il libro che racconta ogni giorno un po’
come alla fine sono morto
Buffo contendersi di pagine tra due libri
che non potranno essere compiuti entrambi
o l’uno, o l’altro
e rimandare la scelta mi pare più stupido
di qualunque scelta sbagliata
Poesie - Io Nemico
Oggi è un’onda,
sale dal fiume
viene dal bosco
mi avvolge ovunque io mi nasconda
Ma al posto di soffice schiuma
quest’onda ha lame di coltello
quanto tempo che non sentivo tutto questo
mesi, forse anni
anni di trincee e di proiezioni spettacolari
ma ora eccoci al punto
tu non ci sei per sette giorni
e io sono in bilico tra tre dimore inesistenti
non ho un tetto non ho un letto
tutto vorrei ma nulla posso stringere nella mano dicendo:
“Questo è mio”
Questo sole scenderà
e ho paura delle ombre che affileranno le lame dei coltelli
Notte, non venire, non oggi, non adesso
non sono grande abbastanza per affrontarti,
solo, nudo come sono ora
La mia mente inseguita bussa a tutte le porte di chi potrebbe
accompagnarmi attraverso questo buio incombente
cerca affannosamente qualcosa da indossare per non patire il gelo della notte
Ma tutto le è proibito dalla mia decisione
di vedere cosa c’è in questo buio, in questo freddo.
Starò in piedi,
magari con le ginocchia tremanti
e le lacrime agli occhi,
ma starò in piedi solo, nudo
di fronte a quel terrificante mostro che io stesso sono diventato
e lo affronterò
Per la prima volta lo affronterò
senza la speranza di sconfiggerlo con una decisione
o di eluderlo con una soluzione
lo affronterò sapendo che nessuno vincerà
che semplicemente ci incontreremo
che ne usciremo
coperto di lividi io,
un po’ meno terrificante lui…
Ho imbrattato il mio me stesso
con pensieri e sostanze corrosive
lo ho tirato, graffiato e stropicciato
ora è brutto da fare paura…
E solo io non me ne rendo conto,
anzi mi aspetto che reciti poesie o produca intuizioni geniali.
Eccolo che arriva
è sempre più vicino,
fino a toccarmi.
Mi tocca
il peggio è questo attimo quando dall’esterno passa all’interno
e non ci sono più un “io” e un “lui”,
ma solo un io nel quale non mi riconosco
perché vacilla e mi fa schifo
un io piccolo
con la bocca incrostata di menzogne
un io codardo
che barcolla e non può più scrivere
sale dal fiume
viene dal bosco
mi avvolge ovunque io mi nasconda
Ma al posto di soffice schiuma
quest’onda ha lame di coltello
quanto tempo che non sentivo tutto questo
mesi, forse anni
anni di trincee e di proiezioni spettacolari
ma ora eccoci al punto
tu non ci sei per sette giorni
e io sono in bilico tra tre dimore inesistenti
non ho un tetto non ho un letto
tutto vorrei ma nulla posso stringere nella mano dicendo:
“Questo è mio”
Questo sole scenderà
e ho paura delle ombre che affileranno le lame dei coltelli
Notte, non venire, non oggi, non adesso
non sono grande abbastanza per affrontarti,
solo, nudo come sono ora
La mia mente inseguita bussa a tutte le porte di chi potrebbe
accompagnarmi attraverso questo buio incombente
cerca affannosamente qualcosa da indossare per non patire il gelo della notte
Ma tutto le è proibito dalla mia decisione
di vedere cosa c’è in questo buio, in questo freddo.
Starò in piedi,
magari con le ginocchia tremanti
e le lacrime agli occhi,
ma starò in piedi solo, nudo
di fronte a quel terrificante mostro che io stesso sono diventato
e lo affronterò
Per la prima volta lo affronterò
senza la speranza di sconfiggerlo con una decisione
o di eluderlo con una soluzione
lo affronterò sapendo che nessuno vincerà
che semplicemente ci incontreremo
che ne usciremo
coperto di lividi io,
un po’ meno terrificante lui…
Ho imbrattato il mio me stesso
con pensieri e sostanze corrosive
lo ho tirato, graffiato e stropicciato
ora è brutto da fare paura…
E solo io non me ne rendo conto,
anzi mi aspetto che reciti poesie o produca intuizioni geniali.
Eccolo che arriva
è sempre più vicino,
fino a toccarmi.
Mi tocca
il peggio è questo attimo quando dall’esterno passa all’interno
e non ci sono più un “io” e un “lui”,
ma solo un io nel quale non mi riconosco
perché vacilla e mi fa schifo
un io piccolo
con la bocca incrostata di menzogne
un io codardo
che barcolla e non può più scrivere
Poesie - Se avessi le parole
Parole
Vorrei catturare le parole
quelle poche piccole parole
in grado di trascinare fuori
quello che oggi ho dentro
perché dentro è il mare
e muta ogni attimo
e non so fissarlo abbastanza a lungo
per leggerlo
per decifrarlo
per mostrarlo a un amico
per chiedere un aiuto
se solo avessi
quelle parole
porterei fuori il mare
e lo modellerei come argilla
e lo poserei dinanzi a chi amo
e lo mostrerei a chi mi ama
e chiederei loro:
“cosa vedi?
cosa è mai questo mare
che si agita dentro di me
oggi e sempre?”
ma senza le parole
il mare non può uscire
non può diventare argilla
così anche oggi
sono io a dover entrare nel mare
muto, senza bocca e senza orecchi
entro
come un pugno di argilla
che nel mare si scioglie
e dimentica il sogno di parole magiche
e rinuncia alla speranza di non essere
solo in fondo al suo mare.
Vorrei catturare le parole
quelle poche piccole parole
in grado di trascinare fuori
quello che oggi ho dentro
perché dentro è il mare
e muta ogni attimo
e non so fissarlo abbastanza a lungo
per leggerlo
per decifrarlo
per mostrarlo a un amico
per chiedere un aiuto
se solo avessi
quelle parole
porterei fuori il mare
e lo modellerei come argilla
e lo poserei dinanzi a chi amo
e lo mostrerei a chi mi ama
e chiederei loro:
“cosa vedi?
cosa è mai questo mare
che si agita dentro di me
oggi e sempre?”
ma senza le parole
il mare non può uscire
non può diventare argilla
così anche oggi
sono io a dover entrare nel mare
muto, senza bocca e senza orecchi
entro
come un pugno di argilla
che nel mare si scioglie
e dimentica il sogno di parole magiche
e rinuncia alla speranza di non essere
solo in fondo al suo mare.
Poesie 5 - Ora sono qui
Ora sono qui
con la speranza di avere ancora
te che leggi al mio fianco
Con il terrore di essere già stato abbandonato
come un perdente
come un problema
o come un fastidio
Perché la voce spaventata dei miei sei anni
urla dentro me
“no, non così, non così!!
…senza quel trono
resterai solo”
“Nessuno ti vorrà se non sarai…
SPECIALE!”
E ora sono qui
solo
in una stanza
con la gola raschiata
e il respiro imbrattato da qualche
sigaretta di troppo
E la mia SPECIALITA’
è talmente lontana che io stesso
non so dove cercarmi
se non in queste parole
Poco per volta ho abbandonato
gli sforzi del viaggio
ho rinunciato alla meta, alla favola
Poco per volta, nessuno ricorda più
che mi credevo SPECIALE
per strada nessuno mi vede più
il mio telefono è muto
e non ho la forza di chiamare un amico
Vorrei fuggire da tutto questo
progettando un nuovo viaggio
un nuovo delirante sogno
che mi porti via
via
via.
Per questo ho bisogno del tuo ascolto.
La tua testimonianza
come zavorra alla codarda mongolfiera
che sono
con la speranza di avere ancora
te che leggi al mio fianco
Con il terrore di essere già stato abbandonato
come un perdente
come un problema
o come un fastidio
Perché la voce spaventata dei miei sei anni
urla dentro me
“no, non così, non così!!
…senza quel trono
resterai solo”
“Nessuno ti vorrà se non sarai…
SPECIALE!”
E ora sono qui
solo
in una stanza
con la gola raschiata
e il respiro imbrattato da qualche
sigaretta di troppo
E la mia SPECIALITA’
è talmente lontana che io stesso
non so dove cercarmi
se non in queste parole
Poco per volta ho abbandonato
gli sforzi del viaggio
ho rinunciato alla meta, alla favola
Poco per volta, nessuno ricorda più
che mi credevo SPECIALE
per strada nessuno mi vede più
il mio telefono è muto
e non ho la forza di chiamare un amico
Vorrei fuggire da tutto questo
progettando un nuovo viaggio
un nuovo delirante sogno
che mi porti via
via
via.
Per questo ho bisogno del tuo ascolto.
La tua testimonianza
come zavorra alla codarda mongolfiera
che sono
Poesie 4 - Aiutatemi
Oggi ho bisogno di aiuto.
Aiutatemi…
non a portare il mio carico
non a sorpassare nuovi ostacoli
non a proteggermi dal freddo
non a saziare questa fame logorante
no, perché non mi muoverò
più di qui
non farò più un passo
non scalerò più neppure una collina
Ma aiutatemi comunque.
Aiutatemi a stare fermo
Aiutatemi a rinunciare
Aiutatemi a vivere
anche senza quel delirante sogno di trono.
Si può
so che si può.
Aiutatemi a farlo
con la dignità dei poeti
e la pace dei filosofi.
Aiutatemi
ascoltandomi.
Aiutatemi…
non a portare il mio carico
non a sorpassare nuovi ostacoli
non a proteggermi dal freddo
non a saziare questa fame logorante
no, perché non mi muoverò
più di qui
non farò più un passo
non scalerò più neppure una collina
Ma aiutatemi comunque.
Aiutatemi a stare fermo
Aiutatemi a rinunciare
Aiutatemi a vivere
anche senza quel delirante sogno di trono.
Si può
so che si può.
Aiutatemi a farlo
con la dignità dei poeti
e la pace dei filosofi.
Aiutatemi
ascoltandomi.
Poesie 3 - Il Viaggio
Così, studiai da alpinista
e volli sfidare la gelida montagna
Alpinista improvvisato!
Non raggiunsi mai la vetta.
Ma conobbi il freddo, quello sì
e gli stenti del cammino.
Alpinista improvvisato
intrapresi il viaggio
senza viveri e senza vestiti.
Lungo il cammino cacciai bestie fantastiche
e mi nutrii
della loro carne
E con le pelli
tentai di proteggermi
dal freddo
Ma la fame mi logorava da dentro
e il gelo mi graffiava da fuori.
Compagni pochi
compagni nessuno.
E mai sosta,
mai riposo,
mai qualche ora di tregua.
Fatica, solo fatica
Luoghi già visti
ostacoli già superati
si riproponevano all’infinito
Giravo in tondo
in tondo
Scalavo sempre nuove montagne
per ritrovarmi ogni volta
nella stessa insulsa e odiata valle
Confondere me stesso con il gelo che attraversavo
identificare me stesso con la fame che mi divorava
e non potermi fermare
mai.
Neppure dinanzi all’amore
mai.
e volli sfidare la gelida montagna
Alpinista improvvisato!
Non raggiunsi mai la vetta.
Ma conobbi il freddo, quello sì
e gli stenti del cammino.
Alpinista improvvisato
intrapresi il viaggio
senza viveri e senza vestiti.
Lungo il cammino cacciai bestie fantastiche
e mi nutrii
della loro carne
E con le pelli
tentai di proteggermi
dal freddo
Ma la fame mi logorava da dentro
e il gelo mi graffiava da fuori.
Compagni pochi
compagni nessuno.
E mai sosta,
mai riposo,
mai qualche ora di tregua.
Fatica, solo fatica
Luoghi già visti
ostacoli già superati
si riproponevano all’infinito
Giravo in tondo
in tondo
Scalavo sempre nuove montagne
per ritrovarmi ogni volta
nella stessa insulsa e odiata valle
Confondere me stesso con il gelo che attraversavo
identificare me stesso con la fame che mi divorava
e non potermi fermare
mai.
Neppure dinanzi all’amore
mai.
Poesie 2 - Il Disegno
E progettai il viaggio:
scalare il mondo
e troneggiare su di esso.
Mille volte mi vidi lì seduto
ad ammirare
ciò che avevo conquistato,
a ridisegnarlo all’infinito
a mia immagine e somiglianza
e lo avrei fatto, allora sì,
con lo sguardo
del mio filosofo
e la penna
del mio poeta.
Legittimato in questodalla mia conquista.
scalare il mondo
e troneggiare su di esso.
Mille volte mi vidi lì seduto
ad ammirare
ciò che avevo conquistato,
a ridisegnarlo all’infinito
a mia immagine e somiglianza
e lo avrei fatto, allora sì,
con lo sguardo
del mio filosofo
e la penna
del mio poeta.
Legittimato in questodalla mia conquista.
Poesie 1 - L'errore
Non ho mai scritto le mie poesie
per disprezzo dei poeti
Non ho mai scritto i miei pensieri
per l’inutilità dei filosofi
Buttare se stessi
su entrambi i piatti della bilancia
mi sembrava sputare sulla vita
Un equilibrio più eroico
meno labile
inattaccabile.
Questo cercavo.
per disprezzo dei poeti
Non ho mai scritto i miei pensieri
per l’inutilità dei filosofi
Buttare se stessi
su entrambi i piatti della bilancia
mi sembrava sputare sulla vita
Un equilibrio più eroico
meno labile
inattaccabile.
Questo cercavo.
Giusto o Sbagliato
Non so se è giusto o sbagliato, ma vorrei usare questo strumento come uno specchio al contrario nel quale si rifletta l'ombra anzichè la luce...
Esco nell'immenso
Uscire di qui, da queste quattro mura esponendo me stesso a non so chi...
Cosa strana, davvero.
Nevrotica? ...Forse
Mi sento un po' il naufrago che scrive la sua richiesta d'aiuto e la getta in mare all'interno di una bottiglia. Chi la leggerà? Che importa... il naufrago è disperato!
Cosa strana, davvero.
Nevrotica? ...Forse
Mi sento un po' il naufrago che scrive la sua richiesta d'aiuto e la getta in mare all'interno di una bottiglia. Chi la leggerà? Che importa... il naufrago è disperato!
Stò dunque compiendo un atto disperato? ...Forse, ma non credo. E magari non interessa a nessuno saperlo. Sicuramente sto tendendo una mano verso l'ignoto. Sicuramente all'ignoto sto chiedendo aiuto e calore.
...Esco nell'immenso, entro nell'infinito.
Tutto qui.
Io sono Massimo
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